di Marco Denti
Era una cosa da nulla? Lo dirà il tempo. Era ora di accendere i motori e andare.
L’intuizione è essenziale e brillante nello stesso tempo: visto che la vita del musicista è fondamentalmente on the road, e i Sonic Youth di strada ne hanno fatta parecchia, Lee Ranaldo ha ben pensato di tenere degli spiccioli diari di viaggio tra un tour e l’altro. La partenza, così come tutti i Road Movies è elementare, proprio nel segno di Jack Kerouac, ma con uno sguardo attento all’evoluzione delle idee perché “scorrono attraverso gli anni” e ancora “galleggiano, salgono nell’aria aperta e vagano libere fino a sparire dalla vista”. Gli appunti si susseguono, senza soluzione di continuità, con una scrittura grezza e informale che deve alla sua immediatezza gli spunti migliori e i racconti della vita in tour dei Sonic Youth si sovrappongono alle confessioni personali di Lee Ranaldo (“A quei tempi la mia vita non era solo volti e luoghi, c’erano sensazioni che non ho più provato, emozioni e idee congelate insieme a quel periodo e quel posto”) ma anche nella fiducia tout court nel potere salvifico della creatività: “Se uno vuole andare avanti deve scegliere la vita, l’attività, il mondo, la creazione. Ma sempre temperati dalla nuvola nera e dalla sensazione che il tempo è limitato per tutti noi, non importa quanto cerchiamo l’infinità. E’ un concetto, un sogno che non ha fine. Cerchiamo una terra senza confini, cerchiamo una speranza eterna”. Un bel libro, molto on the road, molto Sonic Youth.
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