di Mario Panzieri, Argo online
“È chiaro ormai, si alzerà un’alba grigia e di talco anche oggi, un lume opaco a mezzo cielo e qualche nuvola inesatta e nient’altro” .
Dalla fantastica realtà subumana esplorata dal modenese Giovanni Fantasia, esordiente al suo “primo secondo romanzo”, un viaggio a luci spente nel cemento degli (stra-cazzo di) anni zero. Siamo in Inghilterra, un condominio che inscatola i destini minimi di personaggi votati alla santità per come si accendono quel pezzo di fumo o asciugano i piatti al lavoro, figure scheletriche che solcano come fantasmi la squallida realtà passata all’impietoso setaccio da una videocamera che registra persino gli scarafaggi che rotolano tra le prese d’aria.
Nelle note di copertina (Quadrup Editrice) siamo avvisati, stiamo per entrare in “Un racconto senza storia, fesso, malinconico, ansimante”: ma la realtà qui sviscerata nella sua impietosa amarezza è sublime proprio perché per nulla retorica: è la riscrittura del dolore incosciente che ci avvolge tutti, a volte apri gli occhi e vedi come vivi, cosa arrivi a pensare. (Ma la condizione del dolore – a volte – è solo dettata dalla scarsa consapevolezza dei mezzi di analisi che si hanno a disposizione. E sarà capitato anche a te. Ma poi Scrivere diventa la via di fuga: sei in alto, leggero, lontano da tutto, lo devi fare se vuoi sopravvivere).
Non è una lettura semplice, ma bisogna dare atto alla Fantasia di Giovanni di aver creato con i suoi vortici di parole nero pece un metodo mortificante e avvolgente, che ti trascina in basso, nel buio, proprio in quel silenzio in cui il rumore del cuore che batte improvvisamente ti ricorda che sei ancora vivo e che l’unica via di uscita è… (adesso vorresti una risposta vero? Cercala).