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Una idea di letteratura
Perle, Mia Couto

di Mia Lecomte

Sono ventinove i racconti inediti che compongono questa nuova raccolta dello scrittore mozambicano, quasi tutti declinati al femminile, e caratterizzati nella brevità da un’incessante sperimentazione linguistica resa magistralmente in italiano dalla traduzione di Bruno Persico. «Per mantenere la mia residenza nell’infanzia ho bisogno di una lingua in stato di infanzia», dice l’autore. Un «idioma del caos» che costituisce il suo personalissimo «idioletto scritto», prodotto di un rigoroso laboratorio linguistico dove si intrecciano tessuti africani usando stoffe e fili europei, in un’esuberanza lussureggiante di colori nei colori, trame nelle trame. Così che nelle vicende dei fulminei racconti, spesso monologhi a briglia sciolta, con le parole, per le parole, le storie si moltiplicano l’una nell’altra, crescono esponenzialmente in una vertigine di piani del vissuto, di vite che nei rimandi musicali e cromatici si fanno pietosamente solidali, si raccolgono in una sola. Come le tele della ragna «filatrice» – che con cautela dice al ragno sulla tela: il nostro amore è appeso a un filo –, infinitamente dedita alla sua inutile Arte: «La ragna, quella particolare ragna, era davvero unica: non cessava di tessere tele! Ne produceva in ogni forma e misura. Vi era, comunque, un tuttavia: le faceva, ma non attribuiva loro utilità alcuna. La bestiolina reimpaginava il mondo. Anche se così inconcludeva sempre le sue opere…».

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