Descrizione
Incontri e scomparse, vite che balenano in righe veloci, da un’aula di scuola dove ti cominciano “a ridere le froge, e i lobi, e le ciglia, e i canini”, e ti innamori sempre della ragazza “più profumata di tutte” che diventa “rossa sul collo” e ti fa avvertire “una cosa allo stomaco”, alla penombra recidiva di una taverna dove una coppia sorseggia vino dai calici, “lo tiene in bocca per poi deglutirlo con un’attenzione triste, nemmeno fosse un veleno che vuole e non vuole prendere”.
Incontri e scomparse, vite che balenano in righe veloci, da un’aula di scuola dove ti cominciano “a ridere le froge, e i lobi, e le ciglia, e i canini”, e ti innamori sempre della ragazza “più profumata di tutte” che diventa “rossa sul collo” e ti fa avvertire “una cosa allo stomaco”, alla penombra recidiva di una taverna dove una coppia sorseggia vino dai calici, “lo tiene in bocca per poi deglutirlo con un’attenzione triste, nemmeno fosse un veleno che vuole e non vuole prendere”.
I personaggi di Claudio Bagnasco sono divisi composti e osservati nell’azione delle loro membra: una scelta che si rivela lo strumento sperimentale perfetto per vedere la macchina-uomo da dentro.
Bagnasco conduce però la sua opera di dissezione direttamente su corpi viventi, arrivando finalmente a mostrare non soltanto il funzionamento di muscoli e organi, ma quello ben più inesplorato dell’anima, “sopra e sotto e intorno l’abisso”, dove “tutto è pieno e vuoto e vicino e lontano e impercettibile e sconfinato e fantomatico e vero”.
Claudio Bagnasco
Nato a Genova nel 1975, Claudio Bagnasco ha precocemente deformato la sua lingua studiando l’opera di Cesare Viviani, alla cui poesia ha infine dedicato la tesi di Laurea.
Compiuto il training, ha messo la voce che ne risultava alla prova del romanzo, debuttando con Luciana (Carabba, 2007), e mostrandone la maturità in Silvia che seppellisce i morti (Il Maestrale, 2010).
La sua ricerca linguistica e formale si è recentemente concentrata sulla narrazione breve, l’aforisma e il monologo teatrale.
Redazione –
Samp e letteratura: Claudio Bagnasco e “il capitano”
di Redazione
Lo scrittore e saggista genovese ha dedicato uno dei quindici microracconti della sua raccolta “In un corpo solo” a Sergio Volpi e all’amore per i colori blucerchiati.
Claudio Bagnasco nasce a Genova (più precisamente nella blucerchiata Sampierdarena) nel 1975, dove vive tuttora. Scrive e tifa Sampdoria da sempre. Ha pubblicato lavori di saggistica e di narrativa. Il successo editoriale arriva alla fine del 2010, quando l’uscita del romanzo “Silvia che seppellisce i morti” (Il Maestrale) lo fa conoscere al grande pubblico. Marcello Fois lo sceglie tra i sei migliori scrittori giovani d’Italia, e lo invita al festival letterario internazionale “Isola delle storie” di Gavoi.
Sergio Volpi. Il 12 luglio 2011, nelle migliori librerie, è uscita per i tipi di Quarup “In un corpo solo”, raccolta di quindici microracconti che parlano di corpi, i corpi che subiscono e provocano emozioni. E tante emozioni suscitano in Claudio i colori blucerchiati, che lui segue abitualmente dalla Gradinata Sud. Per questo, Claudio ha dedicato uno dei suoi racconti a un capitano del recente passato blucerchiato (la dedica “a S. V.”, non lascia dubbi). Ma l’atto d’amore del racconto – come si può leggere poco sotto – tocca anche la sua amata Sud e i nostri magici colori.
Il capitano (a S. V.)
Noi saremo in gradinata.
Il capitano alzerà il braccio ma l’arbitro non ravviserà il fallo e farà proseguire l’azione. Il capitano resterà solo dentro il cerchio di centrocampo. Non protesterà.
Si volterà semmai di scatto, cercherà il pallone con quei suoi occhi seri, si risistemerà la fascia scesagli sino al gomito e prenderà a correre dietro all’avversario.
Il suo ritardo ci apparirà incolmabile. – Angelo! – urlerà senza guardarlo, perché la fiducia non passa per gli sguardi – Angelo, chiudi tu! – Però Angelo dovrà badare alla mezzala che rapidissimamente starà accentrandosi.
Allora il capitano correrà più svelto. Guadagnerà metri su metri.
L’avversario, appena prima di entrare nell’area di rigore, si fermerà. Per capire se scartare, tirare, fare un triangolo.
Noi dalla gradinata vedremo il nostro portiere piegarsi sulle ginocchia, sistemarsi i pantaloni della tuta qui dalle cosce, andare avanti e indietro per l’area piccola, gesticolare con le mani guantate.
Poi vedremo il capitano sopraggiungere da dietro, intervenire con una scivolata millimetrica, uncinare il pallone, rubarlo all’avversario ignaro che incespicherà nel proprio errore, e noi che abbiamo da sempre questa emotività indomita ci sentiremo immediatamente così orgogliosi del nostro capitano, di noi stessi, di tutto, e l’azione proseguirà ma stavolta in direzione della porta degli altri, gli avversari, e il capitano volerà via leggero sospinto dal clamore di noi che alle sue spalle attaccheremo compatti, verso nord.
Domenico Rosa –
“In un corpo solo”, storie di Claudio Bagnasco. “La bellezza deve stare da sola e non confondersi con l’amore”
di Domenico Rosa, Il sito di Firenze, 18 aprile 2012
“Immagine
Una raccolta di racconti, questo è In un corpo solo, l’ultimo libro di Claudio Bagnasco, già autore dei romanzi Silvia che seppellisce i morti e Luciana, edito dalla casa editrice pescarese Quarup. Un’opera, quella dello scrittore genovese, che si legge non senza tormento. Storie crude, che esplorano l’animo umano, che non lasciano indifferenti.
“Le cose che capitano anche le più tremende, capitano e basta”, così l’autore ci mette davanti a questa nuda verità, una verità che ricorre in tutte e 15 le storie che racconta.
La lettura di In un corpo solo provaca senzioni contrastanti, a volte viene quasi voglia di scaraventare via il libro, ma c’è qualcosa che attrae, che tiene incollati alle pagine, e alla fine si rimane a bocca aperta scoprendo che “la bellezza deve stare da sola e non confondersi con l’amore”. Perché è proprio l’amore che rappresenta la quotidianità, mentre la bellezza è qualcosa di effimero, da godersi come un tramonto.
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Daniela Boi –
Puntata 3 (19/11/2011) – “In un corpo solo”
di Daniela Boi, Fil Rouge Radio, 20 novembre 2011
Ascolta la puntata sul sito
Andrea Broggi –
Claudio Bagnasco – In un corpo solo
di Andrea Broggi, Lettere e Giorni, 12 settembre 2011
Titolo originale: In un corpo solo
Autore: Claudio Bagnasco
“Vi è più ragione nel tuo corpo che nella tua migliore saggezza”
Friedrich Nietzsche
“Se tu penserai, se giudicherai da buon borghese
li condannerai a cinquemila anni più le spese
ma se capirai, se li cercherai fino in fondo
se non sono gigli son pur sempre figli
vittime di questo mondo”
Fabrizio de André – La Città Vecchia
Apro con un ringraziamento (che resterà pure anonimo, ma che sarà comunque letto dalla persona cui è indirizzato), perché la gentilezza deve sempre essere onorata e, se ho avuto la possibilità di leggere questa raccolta e di poterla così anticipatamente commentare, alla gentilezza devo tutto.
In un corpo solo, di Claudio Bagnasco (già autore dei romanzi Silvia che seppellisce i morti e Luciana) edito da Quarup, è una raccolta di racconti dall’eccezionale delicatezza e non è un caso se ho deciso di aprire proprio con quei versi de “La città vecchia” di De André, quelle parole così dense e così quotidiane sono state infatti rievocate in me sin dal primo racconto “Il violinista di Largo L.” e non c’è un racconto che mi abbia colpito di più, perché non c’è nessun racconto che mi ha colpito meno.
Come si può leggere in chiosa, questa piccola opera raccoglie un anno e mezzo di fatica scrittoria e questo è ancora più significativo; infatti se la maggior parte delle raccolte di racconti contengono idee, spunti di riflessione, la risposta di un narratore ad un unico genere, ciò che della scelta stilistica di Bagnasco sembra invece la firma, è la sua totale sospensione del giudizio.
Questo libro è come un concept album in vinile, composto da quindici tracce che raccontano un’unica storia. La storia potrebbe essere quella di un fotografo onniscente dilettato dal passeggiare, con la sua attenzione che si sofferma, per il tempo di un’istantanea, all’indirizzo dei curiosi, caricaturali, perversi, in una parola quotidiani, profili umani che incontra sul suo cammino. In questo passaggio lascia con leggera poesia “i corpi, ignari di tutto”.
Buona lettura!
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Stefano Drago –
Oggi: venerdì 26 agosto
di Stefano Drago, Finzioni Magazine, 26 agosto 2011
Se leggerete queste righe, magari dal PC dell’ufficio appena rientrati dalle ferie, sappiate che io sono via. Ho scritto il pezzo e schedulato la pubblicazione per oggi, venerdì 26 agosto, ore 17h00, e ciao: sto impanandomi di sabbia al mare, e più tardi stapperò un Cannonau, un po’ forte per i miei gusti, ma buono. Fra pochi giorni farò ritorno, a campionato di calcio iniziato. Io di calcio ne so: conosco i nomi delle mogli dei giocatori. E so che in Germania, dove il trasporto ferroviario va una meraviglia, un portiere della nazionale si è ammazzato gettandosi sotto un treno. È stato diversi anni fa; l’avesse fatto col mio treno sarebbe qui a raccontarlo. A proposito di morte, prima di partire mia moglie si è rallegrata. … Basta leggere quelle storie di morte, almeno per un po’! Lo ha detto perché ho il vizio di leggere L’Antologia di Spoon River alla bambina, per addormentarla. Non serve ripeterle che le poesie raccontano di vita: senza la vita vissuta da quei personaggi l’Antologia non sarebbe esistita. A proposito, nessuno ha mai capito bene dove sia, Spoon River. Comunque. Anni fa ho girato per gli USA con la macchina. Una valanga di chilometri. Ho detto di voler andare a Big Sur per la vista mozzafiato che si gode dalla costa. Ma era una scusa. Volevo visitare la Henry Miller Memorial Library. E l’ho fatto. Poco dopo sono diventato un logorato pendolare. Per cui ora sto godendomi una vacanza slow. Senza fretta. Niente auto. Solo mezzi pubblici. Sono in vacanza, appunto, non devo e non voglio fare niente! A quest’ora avrò passato anche qualche giorno in Corsica, e attraversato il suo entroterra, la barbagia Corsa, con il Trinighedellu, per non perdere il vizio del treno. E avrò letto: tutto Borges, per mettermi in pari con la redazione di Finzioni; Marcello Fois, per omaggiare la Sardegna; e Claudio Bagnasco (Silvia che seppellisce i morti, ed.Il Maestrale; In un corpo solo, ed.Quarup). Già, poichè proprio Fois (senza assumere Cannonau, come sto facendo io, ora!) lo ritiene tra i sei giovani autori italiani più promettenti, e perciò lo ha invitato al Festival letterario di Gavoi, che è già passato, e comunque coi mezzi pubblici avrei raggiunto difficilmente. E ora, salute!
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Alfredo Ronci –
Recensione “In un corpo solo”
di Alfredo Ronci
Non amo molto le antologie, nemmeno le crestomazie. Essenzialmente per un motivo: potrei essere smentito, ma nemmeno Proust, penso, abbia sempre scritto cose intelligenti ed interessanti.
Figuriamoci gli altri.
Capisco che a volte il racconto, se non addirittura il racconto breve, può essere la misura ideale per una rappresentazione linguistica e contenutistica dell’autore: ma la recidiva può essere l’arma a doppio taglio. E poi si corre il rischio, secondo il mio approccio letterario, che paradossalmente la rappresentazione varia del mondo non ne produca una integra affatto.
Mi spiego: spesso le raccolte mostrano autori alle prese coi problemi più disparati e le situazioni più eterogenee. Siamo sicuri che uno scrittore abbia in possesso le ‘armi’ per poter affrontare tutte le insidie della vita? Non ne ho mai incontrato uno, nemmeno chi si erge con la stazza del classico o comunque dell’intramontabile.
La piccola casa editrice quarup (di cui abbiamo apprezzato il bellissimo libro della Ruchat Volo in ombra) propone un autore semi-giovane (permettetemi la boutade) alle prese con una manciata di racconti, alcuni della durata di un soffio, che evitano però le diversificazioni di cui sopra.
Nel senso che Claudio Bagnasco ci parla di persone le più disparate ma riconducibili comunque ad un universo più ‘concentrato’ rispetto magari ad un’eterogeneità di contesti.
Non vi è un mondo allargato a dismisura nelle storie dello scrittore, ma vicende che pur diverse riconducono ad un’unica idea sofferta della vita. Fatta di problemi sì, ma spesso anche fisici: in ‘il violinista di largo L’ c’è Mauro che ha una zoppia al piede sinistro; in ’Una studentessa e Fulvio’ c’è Fulvio appunto che ha un ‘braccino’ offeso; ne ‘Lo smisurato’ c’è il protagonista che è un po’ tontacchione; ne ‘La storia di Yuri e della lunga all’acquario’ c’è il nominato, ritenuto da tutti uno sventrapapere, che non riesce a mandar giù l’affronto di una sua amica che gli ha detto che scopa male; c’è la noiosa metodicità di Carla in ‘E adesso’?.
Insomma, senza stare ad elencare tutti i pezzi, la distanza che Bagnasco s’impone nella rappresentazione dello spazio è, per fortuna, limitata e riesce perlomeno, proprio per questo percorso parziale, a non commettere l’errore di… vagare per i campi del Tennessee (come avrebbe detto Battiato).
Finale: non ci si entusiasma per nulla, ma attenzione, nulla scorre anonimo. L’ho detto e lo ripeto, le antologie dei racconti non sono la mia lettura preferita, ma dal dettaglio anche minimo si possono intuire potenzialità.
Bagnasco le ha, per questo vorrei vederlo in una distanza più lunga. Fosse un passista?
Redazione Notizie.it –
“In Un Corpo Solo”, Ultimo Libro Di Claudio Bagnasco
di Redazione Notizie.it
Racconti veloci, racconti fugaci; veloci come le storie e le emozioni che portano con sé. Le emozioni rapide e un po’ improvvise condivise dietro i banchi di scuola, dove ad avere più successo è la ragazza con uno spruzzo in più di profumo sul collo, o una riga di matita più profonda sul viso.
Emozioni veloci e apparentemente superficiali, ma che invece cambiano la vita dei personaggi presenti all’interno dell’entusiasmante serie di racconti proposta da Claudio Bagnasco, nel suo terzo e ultimo libro In un corpo solo, edito Quarup.
Racconti molto introspettivi, che scavano come una vanga nell’animo e nella psiche dei suoi protagonisti, delineando figure dal carattere sensibile ma inesperto, alla scoperta di un mondo nuovo, o almeno, nuovo per loro.
Ogni racconto narra di una persona diversa, ognuna con le proprie abitudini, con le proprie incertezze e con i propri modi di fare, ma tutti così incredibilmente legati gli uni agli altri, perché inesorabilmente appartanenti alla stessa razza che noi comunemente definiamo umana.
Da qui ne deriva il titolo In un corpo solo; persone diverse, eppure così uguali, quasi come fossero un’unica entità, racchiuse all’interno, appunto, di un corpo solo.
Un libro molto profondo. Bagnasco non si limita ad analizzare l’aspetto esteriore dei personaggi, quasi come se il suo obiettivo fosse quello di sezionarli, riuscendo addirittura a raggiungere l’anima, mettendola a nudo e mostrandocela così come è, senza censure e senza sconti, portandoci in un mondo “sopra e sotto e intorno l’abisso“, dove “tutto è pieno e vuoto e vicino e lontano e impercettibile e sconfinato e fantomatico e vero“.
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