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Una idea di letteratura

Two times intro. In viaggio con Patti Smith

(11 recensioni dei clienti)

19.00

Dopo 16 anni di assenza, e dopo aver subito la morte prematura del marito e del fratello, Patti Smith, convinta dal suo amico Bob Dylan, ritorna finalmente sul palco per una serie di concerti nella East Coast davanti a un pubblico elettrizzato e commosso.
A rendere “eterno” il viaggio, con la sua macchina fotografica, c’era un altro poeta, Michael Stipe, fondatore dei R.E.M.

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Descrizione

Dopo 16 anni di assenza, e dopo aver subito la morte prematura del marito e del fratello, Patti Smith, convinta dal suo amico Bob Dylan, ritorna finalmente sul palco per una serie di concerti nella East Coast davanti a un pubblico elettrizzato e commosso.
A rendere “eterno” il viaggio, con la sua macchina fotografica, c’era un altro poeta, Michael Stipe, fondatore dei R.E.M.: i suoi scatti insieme improvvisati e spontanei, raccolti in questo libro, registrano le vicende ormai circondate da un alone di leggenda di quella tournée. Palchi da allestire, strumenti da provare, abiti sdruciti appesi a una gruccia nello spogliatoio di una palestra del Connecticut, ma anche letteratura e poesia. Due settimane di “suono e stupore” che, come scrive William S. Burroughs nell’introduzione, produssero sul pubblico l’effetto dei riti voodoo, dove chi assiste “viene letteralmente trasportato in un’altra dimensione”.
Un racconto per immagini e non solo, un taccuino di appunti che brilla di una magica e sorprendente ispirazione.

 

Michael Stipe

Nato a Decatur nel 1960, John Michael Stipe è oggi una delle star più luminose del firmamento rock: voce e leader dei R.E.M. fino al loro scioglimento, è autore della maggior parte dei testi della band.
Definiti da «Rolling Stone» la miglior rock’n’roll band d’America, i R.E.M. hanno scalato gradino per gradino le gerarchie della musica popolare, passando dallo status di gruppo da radio universitaria a star capaci di vendere più di 70 milioni di copie dei loro dischi in tutto il mondo, fino ad essere inclusi nel 2007 nella Rock and Roll Hall of Fame.
Michael Stipe, da sempre interessato alle diverse arti, ed artista visuale lui stesso, vive attualmente a New York e collabora, insieme a Thomas Dozol, al progetto/sito di fotografia “The Selby”

Informazioni aggiuntive

Autore

Collana

ISBN

9788895166315

Pagine

128

Formato

24,8×17

Traduzione

Flora Misitano

Anno

2014

11 recensioni per Two times intro. In viaggio con Patti Smith

  1. Davide Rambaldi

    recensione – “Two Times Intro – in Viaggio con Patti Smith” di Michael Stipe (Quarup, 2014)
    di Davide Rambaldi

    Prendete Patti Smith, una che nell’immaginario collettivo ha sempre vent’anni. Aggiungetele qualche ruga e fatele ritornare la voglia di esibirsi dal vivo. Prima di mettere a cuocere, mescolate per bene e fatela sorvegliare da Michael Stipe, il cantante dei R.E.M che probabilmente ha sorriso solo una volta in vita sua. Poi dimenticate il tutto nel forno. Il risultato è un libro di fotografie nero, nerissimo.
    Uscito per Quarup-Badlands, il libro di Stipe si chiama Two Times Intro – In viaggio con Patti Smith. Tranne il grossolano errore di grammatica nel titolo che schiferebbe un britannico, il libro è un ben riuscito viaggio nell’intimo, nei backstage dei live, nella vita della cantante. Con foto un po’ mosse, un po’ sfocate e piccoli testi sparsi per le pagine che quasi si perdono nell’oscurità. Certe foto sono perfino tagliate, storte o così nere che solo pochi dettagli spuntano. Chicca sono anche gli scritti, fra gli altri, di William Burroughs.
    Patricia “Patti” Lee Smith, eroina del rock e fotografa dal ’74, per molti anticipatrice del punk, con la sua voce forte, ma non ruvida come quella di Janis Joplin (a cui abbiamo già dedicato un bel cult) è tornata. Dopo la morte del marito e del fratello si era arenata in una pausa di dolore lunga sedici anni. Si dice siano bastate le parole dell’amico Bob Dylan a convincerla.
    Stipe invece, oltre che mandare avanti i R.E.M. con Mike Mills, Peter Buck e qualche batterista turnista dagli anni ’80 al 2011, ha sempre coltivato altri interessi artistici per lo più “visuali”. Oltre alla fotografia è stato anche produttore cinematografico e comparsa (Guest Actor suona più figo) in diversi film e serie televisive. Forse a sigillare questo sodalizio artistico fra i due, galeotto fu proprio la passione per la pellicola. Una pellicola sgranata, di una ruvidezza analogica che si può quasi toccare.
    Come si legge nelle due introduzioni scritte da Patti e Stipe, da una parte ci sono le confessioni di una donna ormai spaventata dal palco. Una donna che era diventata madre e che era maturata, sia musicalmente che come persona, dall’altra vi sono la devozione e l’affetto di un amico nonché ammiratore che fotografa un periodo di grandi cambiamenti. L’idea di Michael per il libro era nata tanto prima, quando in un articolo di Lisa Robinson, la musica della NY del CBGB’s era paragonata alla tv in bianco e nero: abrasiva, viscerale e gracchiante. Da quel senso di appartenenza verso quel mondo fra musica e fotografia, si arriva al ’95 quando Stipe telefonò alla Smith.
    Il libro è come uno spioncino sui momenti prima e dopo i concerti, sui caffè lasciati a metà nel camerino, sui divani in cui dormire, sui cibi da microonde mangiati nel tour bus, sulle luci del palco.
Scrive Patti: “C’era una volta una ragazza che si sentiva semplicemente sola […] fiaccata dal destino perse la parola […] Lei tornò alla sua gente, con il desiderio di ringraziare anche loro.

  2. Federico Pevere

    Michael Stipe Two Times Intro – In viaggio con Patti Smith
    di Federico Pevere

    Non potevamo lasciarcelo sfuggire, Michael Stipe dei R.E.M. che fotografa Patti Smith. E’ quindi con colpevole ritardo che segnaliamo il libro fotografico Two Times Intro – In viaggio con Patti Smith, uscito qualche mese fa per i tipi di Quarup, il tutto per la collana Badlands. Un libro – o meglio, un documento – necessario, perché racconta di lunghe attese e ritorni definitivi, di una rinascita, di tutte le paure evaporate, testimoniate, sfocate sotto l’occhio di un Michael Stipe sempre discreto, cui tremano le gambe da ammiratore assoluto di Patti Smith qual è.

    Un’amicizia che nasce nel 1994 quando Michael Stipe, venuto a conoscenza della morte di Fred Sonic Smith, telefona alla Smith augurandole semplicemente buon San Valentino: “immaginavo si potesse sentire sola”, racconterà poi Stipe. E’ la scintilla. Questione di mesi e la Smith invita Stipe e la sua macchina fotografica a seguirla on the road. Istantanee, flash, strisce di vita che fotografano un nuovo inizio, che testimoniano qualcosa d’impensabile: il ritorno live del 1995 al fianco di Bob Dylan (che mai apparirà nelle fotografie di Stipe).

    Le foto – tutte in bianco e nero – sono sfilacciate, maltrattate, rubate. Eppure timide nel loro ostentato minimalismo, reverenziali quando sono incapaci di indugiare, di scavare, raramente a fuoco – ed è una scelta ben precisa – come a voler proteggere Patti Smith da una sovraesposizione per cui non si sente pronta. E invece Patti Smith vive di sorrisi, entusiasta, giocosa – è vita in tutti i sensi, è rinascita. Completamente diversa da come la ricorda Stipe nell’introduzione: “c’era una foto pazzesca di una giovane Patti Smith, appoggiata contro una parete, che fissava l’obiettivo, inquietante e bellissima”.

    In Two Times Intro non c’è nulla di inquietante, tutto è luminoso, chiaro, schietto come la musica della Smith, in ogni dove bellissima. Geometrie da dopo show, gambe che s’intrecciano, capelli accarezzati. Stipe e la Smith in taxi, un selfie inedito, senza pensieri, sentito. E ancora Stipe versione natura morta con vestito di scena della Smith. Un Tom Verlaine, bellissimo e già sfuggente, e sempre di lato, la dolce Kim Gordon con Coco Moore, quasi si nascondessero. Allen Ginsberg allo stremo delle forze, elegantissimo, l’inquadratura è tutta sua, c’è uno scontro di macchine fotografiche con Stipe, tutto al quadrato. Un codice a barre su di una fronte. La scritta “thriller” su un muro, mani incapaci di raggiungerla. Tantissime mani, tutte assieme, si toccano.

    Un volume densissimo, impreziosito dagli appunti sparsi dei vari testimoni di quel trionfale tour, da Jem Cohen a Lisa Robinson, passando per l’innamoratissimo da sempre Thurston Moore (“perché sai, Patti adesso è una mia amica, e se fai lo stronzo con lei, scusami, ma devo darti una lezione, cazzo”). Infine l’istantanea di un aeroporto italiano, “partenze internazionali”. Patti Smith e la sua band in partenza, già lontani, intensi, di nuovo vivi. Per i fan di entrambi gli artisti un documento imprescindibile.

  3. Redazione Udine Today

    A day with Patti Smith: la cantante incontra gli studenti del “Percoto”
    di Redazione Udine Today

    Patti Smith incontra gli studenti del Percoto, 5 dicembre 2014 Eventi a Udine

    È stata definita in molteplici maniere: sacerdotessa, poetessa, leggenda del rock. Una cosa è certa quando si parla di Patti Smith si parla di un’artista universale, un’icona e un riferimento capace di scrivere pagine fra le più importanti della storia della musica. Non solo, sulle scene da oltre 40 anni, Patti Smith continua ad essere una figura ispiratrice soprattutto per i giovani, grazie alle sue esperienze di vita, alla potenza della sua arte, una connotazione difficilmente riscontrabile in tutto il gotha della musica mondiale.

    Proprio per questa ragione e in vista del concertone che la vedrà protagonista venerdì 5 dicembre (inizio ore 21:00) al Teatro Nuovo Giovanni da Udine con il suo nuovo tour “The (Patti) Smith’s”, evento già sold out in prevendita da diverse settimane, l’artista sarà protagonista dell’incontro “Music for You(th)”: Patti Smith incontra gli studenti di Udine”, in programma sempre venerdì 5 dicembre alle ore 11:00 nell’aula magna Liceo Caterina Percoto di Udine. Un appuntamento che rappresenta una grande occasione per i ragazzi, che potranno confrontarsi con uno degli artisti più rappresentativi del panorama mondiale, esplorando il legame fra musica e giovani, fra arte e crescita, sviluppo e consapevolezza. L’incontro, organizzato da Azalea Promotion e Liceo Caterina Percoto, in collaborazione con l’Agenzia TurismoFVG, il Comune di Udine e il Teatro Nuovo Giovanni da Udine, vedrà la partecipazione e la moderazione di Elena Pantera, professionista della comunicazione e docente del Master in Comunicazione Musicale all’Università Cattolica di Milano. Artista poliedrica, coerente e idealista, indiscusso mito del rock per tutte le generazioni, Patti Smith si racconterà e interagirà con gli studenti, che potranno rivivere una leggenda che parte dagli anni ’60, quando la giovanissima Patti, poco più che ventenne, si trasferì nella vibrante New York per trovare la sua strada. Il resto è storia: dalla chiacchierata relazione con il fotografo Robert Mapplethorpe, raccontata nel celebre libro “Just Kids”, che le ha fatto guadagnare il prestigioso “National Book Award”, alle primissime esibizioni nello storico Cbgb’s, fino al contratto con la Artista e la pubblicazione di “Horses”, considerato uno dei migliori album della storia del rock, una storia che la stessa Patti Smith a contribuito a scrivere. Senza dubbio tra gli artisti più influenti di sempre, cantautrice e poetessa di enorme talento, Patti viene spesso citata da illustri colleghi come enorme fonte di ispirazione, su tutti dal grande Michael Stipe dei R.E.M. che l’ha anche fotografata e raccontata nel libro “Two times intro. In viaggio con Patti Smith”. Brani come “People Have The Power”, “Gloria” (cover del brano dei Them di Van Morrison), “Dancing Barefoot” e “Because The Night” (scritta insieme a Bruce Springsteen) sono vere e proprie pietre miliari della musica e dell’immaginario collettivo, un patrimonio che l’artista continua a mettere a disposizione dei giovani, cosa che avverrà quindi anche in occasione del suo prossimo passaggio in Friuli Venezia Giulia.

  4. Redazione Il Friuli

    Un giorno con Patti Smith
    di Redazione Il Friuli

    È stata definita in molteplici maniere: sacerdotessa, poetessa, leggenda del rock. Una cosa è certa quando si parla di Patti Smith si parla di un’artista universale, un’icona e un riferimento capace di scrivere pagine fra le più importanti della storia della musica. Non solo, sulle scene da oltre 40 anni, Patti Smith continua ad essere una figura ispiratrice soprattutto per i giovani, grazie alle sue esperienze di vita, alla potenza della sua arte, una connotazione difficilmente riscontrabile in tutto il gotha della musica mondiale.

    Proprio per questa ragione e in vista del concertone che la vedrà protagonista venerdì 5 dicembre (inizio alle 21) al Teatro Nuovo Giovanni da Udine con il suo nuovo tour “The (Patti) Smith’s”, evento già sold out in prevendita da diverse settimane, l’artista sarà protagonista dell’incontro “Music for You(th)”: Patti Smith incontra gli studenti di Udine”, in programma sempre venerdì 5 dicembre alle 11 nell’aula magna Liceo Caterina Percoto di Udine. Un appuntamento che rappresenta una grande occasione per i ragazzi, che potranno confrontarsi con uno degli artisti più rappresentativi del panorama mondiale, esplorando il legame fra musica e giovani, fra arte e crescita, sviluppo e consapevolezza.

    L’incontro, organizzato da Azalea Promotion e Liceo Percoto, in collaborazione con Agenzia TurismoFvg, Comune di Udine e Teatro Nuovo Giovanni da Udine, vedrà la partecipazione e la moderazione di Elena Pantera, professionista della comunicazione e docente del Master in Comunicazione Musicale all’Università Cattolica di Milano. Artista poliedrica, coerente e idealista, indiscusso mito del rock per tutte le generazioni, Patti Smith si racconterà e interagirà con gli studenti, che potranno rivivere una leggenda che parte dagli anni ’60, quando la giovanissima Patti, poco più che ventenne, si trasferì nella vibrante New York per trovare la sua strada. Il resto è storia: dalla chiacchierata relazione con il fotografo Robert Mapplethorpe, raccontata nel celebre libro “Just Kids”, che le ha fatto guadagnare il prestigioso “National Book Award”, alle primissime esibizioni nello storico CBGB’s, fino al contratto con la Artista e la pubblicazione di “Horses”, considerato uno dei migliori album della storia del rock, una storia che la stessa Patti Smith a contribuito a scrivere.

    Senza dubbio tra gli artisti più influenti di sempre, cantautrice e poetessa di enorme talento, Patti viene spesso citata da illustri colleghi come enorme fonte di ispirazione, su tutti dal grande Michael Stipe dei R.E.M. che l’ha anche fotografata e raccontata nel libro “Two times intro. In viaggio con Patti Smith”. Brani come “People Have The Power”, “Gloria” (cover del brano dei Them di Van Morrison), “Dancing Barefoot” e “Because The Night” (scritta insieme a Bruce Springsteen) sono vere e proprie pietre miliari della musica e dell’immaginario collettivo, un patrimonio che l’artista continua a mettere a disposizione dei giovani, cosa che avverrà quindi anche in occasione del suo prossimo passaggio in Friuli Venezia Giulia.

  5. Jessica Dainese

    L’alba del punk
    di Jessica Dainese, Alias, 29 novembre 2014

    E a proposito di Patti Smith, è uscito recentemente per Quarup (distribuzione NdA) Two Times Intro. In viaggio con Patti Smith, un bel volumetto che raccoglie una serie di fotografie scattate alla sacerdotessa (o sciamano, secondo Burroughs) del rock dall’amico e fan Michael Stipe. Gli scatti, che testimoniano il magico ritorno sulle scene di Patti Smith avvenuto nel 1995, dopo sedici anni di assenza trascorsi a fare la mamma e la casalinga, sono accompagnati da brevi testi di Burroughs, Stipe, Tom Verlaine, Thurston Moore, Kim Gordon, Lenny Kaye e altri (la traduzione è a cura di Flora Misitano). Grazie alla sincera amicizia che lega Patti e Michael, le fotografie (in bianco e nero, spesso sfocate, quasi a suggerire una dimensione incantata, e mai «prive di anima», come afferma Oliver Ray, autore delle Polaroid contenute nel libro), riescono a catturare momenti intimi, rubati: musicisti che provano, o che riposano su divani, o per terra, molti sorrisi, scarpe, mani… Se siete fan di uno qualsiasi degli artisti coinvolti, il volume è una piccola perla da avere.

  6. Aldo Chimenti

    MICHAEL STIPE Two Times Intro / In viaggio con Patti Smith
    di Aldo Chimenti

    Un diario di viaggio sotto forma d’immagini e foto-scatti in bianco e nero. Per la verità in Two Times Intro qualche breve scritto (tradotto da Flora Misitano) c’è, vergato fra gli altri da William S. Burroughs, Patti Smith, Tom Verlaine, Thurston Moore e soprattutto Michael Stipe, Sì, proprio lui, la carismatica voce dei R.E.M. qui nei panni di fotografo onorario per la tournée che Patti Smith sostenne anni orsono grazie all’incoraggiamento di Bob Dylan, quella che la restituì al plauso della scena musicale dopo la lunga assenza per elaborare gravi lutti in famiglia. L’obiettivo di Stipe ha saputo cogliere nel segno di quella esperienza di vita on the road, macinando scatti improvvisati e click furtivi lungo il percorso, ansioso di catturare situazioni, emozioni, primi piani, momenti di sudore, riposo ed allegria da consegnare alla storia come uno scorcio memorabile nella vicenda umana ed artistica della poetessa/lavoratrice del Rock.

  7. Manuel Graziani

    Michael Stipe “Two Times Intro – In viaggio con Patti Smith”
    di Manuel Graziani, Rumore

    Scarpe, mani, visi sfocati, camerini improvvisati, teatri ancora vuoti, musicisti seduti a terra, chitarre acustiche, occhi chiusi, sorrisi in bianco e nero. Michael Stipe ci racconta per immagini la famiglia allargata del circo rock, evocando l’autunno freddo e i retroscena del “tornare a stare bene”. Nei primi anni ’90 la poetessa del proto-punk Patti Smith ha perso in rapida successione il marito Fred “Sonic” Smith, il fratello Todd e lo storico tastierista Richard Sohl. I suoi due figli sono ancora piccoli e lei è fuori dalle scene oramai dal 1979. A farle tornare la voglia di calcare un palco è il vecchio amico Bob Dylan che nel dicembre del 1995 la convince a intraprendere assieme il Paradise Lost Tour per una decina di concerti della East Coast. Si crea subito una speciale magia, un misto di elettricità e tenerezza, che viene catturata dalle foto discrete, volutamente amatoriali, del leader dei REM e ben descritta dalle parole di amici importanti come Williams Burroughs, Tom Verlaine, Thurston Moore, Kim Gordon, Lenny Kaye, Jem Cohen, Oliver Ray, ecc. Non c’è bisogno che insista ulteriormente sulla bontà di questo libro, posso solo ribadire la grande cura editoriale che Quarup ha riservato all’ottava uscita della bella collana Badlands: copertina cartonata, rilegatura in filo refe, formato orizzontale 24,8×17 a mo’ di catalogo d’arte. Di più non si poteva fare, oggettivamente.

  8. Marco Denti

    Two Times Intro – In viaggio con Patti Smith
    di Marco Denti, Roots Highway

    Quando gli astronomi Alan Hale e Thomas Bopp scoprirono il passaggio della cometa a cui diedero poi diedero il loro nome, era l’estate del 1995 e Patti Smith stava rientrando nell’orbita primordiale del rock’n’roll dopo il lungo esilio domestico e la sequenza di lutti culminata con la perdita del marito. Fu un ritorno a piccoli passi e Two Times Intro, che già nel titolo allude alla pratica in uso a tutte le rock’n’roll band di questo mondo di cominciare i concerti con l’introduzione di una strofa ripetuta per due volte, ricorda il doppio comeback del Patti Smith Group. Il primo è relativo a Dream Of Life, rimasto incompiuto per l’esclusione di Lenny Kaye. L’altro è quello di Gone Again, a suo modo definitivo nel riportare Patti Smith oltre l’introduzione, di nuovo dentro lo show. Alla fonte c’era proprio quell’album tetro, funereo, complesso, che però è diventato l’impianto su cui Patti Smith ha impostato la parte più recente della sua carriera. Gone Again, nonostante la sua funzionalità riparatoria e i suoi fantasmi, era nutrito di un certo formalismo, peraltro da lì in poi sempre presente, che lasciava più di una perplessità e visto in prospettiva e attraverso le fotografie di Two Times Intro, il tour successivo sembra già un tentativo di riappropriarsi di un altro grado di libertà o meglio di recuperare la volontà di affrontare quelli che William Burroughs chiama “altri livelli di realtà”. L’inizio è quello perché Two Times Intro è un libro che racconta la riconoscenza, articolo molto raro tra le fitte contraddizioni del rock’n’roll lifestyle, quella di un fan, Michael Stipe, la cui vita è stata cambiata da Horses e che si è ritrovato nelle parole, nei suoni, come si sono ritrovati e si ritrovano tutti gli outsider che incappavano nella copertina di Robert Mapplethorpe. Non deve essere un caso che il bianco e nero, e le ombre più che luci, siano rimasti gli elementi visivi di riferimento di Michael Stipe. Horses faceva quell’effetto lì: “Da andare fuori di testa, emozionale e imperfetto, vertiginoso. In bianco e nero. Così diretto e reale”. Quando gli capitò l’occasione di ricambiare, compose il numero e chiamò Patti Smith che, proprio nelle pagine di Two Times Intro, ricorda così la nascita del suo legame con il cantante dei R.E.M.: “Conobbi Michael Stipe nel Michigan, era il 1995. Mi aveva chiamato da Barcellona, Spagna il 14 febbraio. Non ci conoscevamo, ma lui aveva saputo del mio grave lutto e immaginando quanto potessi sentirmi sola, mi aveva chiamato per augurarmi un buon San Valentino. Era la prima volta che ci parlavamo, e l’ultima in cui sarebbe stato per me un estraneo”. Non fu difficile incontrarsi: avevano in comune quel passato di alieni, che hanno vissuto “outside the society”, che non passa mai. 

Il resto è molto spontaneo, ed è lo stesso Michael Stipe a raccontarlo: “Fu quasi per errore che mi ritrovai a bordo del pullman per tutto il tour. Dylan aggiunse diverse serate a quella tournée particolarmente fortunata e io montai sul van di Patti a Manhattan e quella che avrebbe dovuto essere una serie di quattro concerti finì per diventare di 12 o 13. A metà strada mi stavo divertendo talmente tanto che pensai ma perché non restare fino alla fine, e così feci. Avevo le mie macchine fotografiche, come sempre. Oliver Ray, il chitarrista del gruppo di Patti, aveva invece una vecchia Polaroid che non vedevo l’ora di imparare a usare. Scattammo un sacco di foto”. Two Times Intro immortala proprio quel delicato passaggio di Patti Smith, finita dentro una specie di festa mobile perché Michael Stipe non fu l’unico a mobilitarsi per Patti Smith. C’erano vecchi e nuovi membri del Patti Smith Group (Lenny Kaye e Jay Dee Daugherty da una parte e Tony Shananah e Oliver Ray dall’altra), arrivò anche Tom Verlaine, vecchio amico degli “early days” del PSG. C’erano i figli e le figlie gli amici e le amiche, si associarono Allen Ginsberg e William Burroughs. Una “feast of friends”, per dirla con l’amatissimo Jim Morrison, disordinata e divertente anche se, dal punto di vista musicale, non sempre così coerente e comunque per niente rigorosa, come invece sarà in seguito. Strano a dirsi, ma il gruppo, chiamato dalla stessa Patti Smith, “una vera accozzaglia”, stava imparando a suonare insieme. L’idea alla fonte delle nuove avventure era stare in strada, riallacciare antichi rapporti, collocare le canzoni in un contesto meno lugubre e cupo di Gone Again.
    Lo si vede bene in Two Times Intro: c’è sempre una chitarra a disposizione: provano nei soundcheck, nei backstage, in bagno, in ogni angolo in cui riescono a trovare il minimo sindacale di concentrazione e tutti suonano, così come tutti, da Allen Ginsberg a Oliver Ray, scattano fotografie o scrivono o lasciano messaggi lunatici. Le fotografie di Michael Stipe hanno e danno il senso del movimento e sono immediate e grezze come sono i tempi e le modalità della vita “on the road”, con tutto il suo cameratismo e la gente che dorme scomposta, mangia come capita, aspetta e aspetta stravaccata sui divani perché parecchio di quella vita lì è attesa, e pazienza. Le immagini fissate da Michael Stipe non sono belle, almeno secondo i canoni formali e scolastici della fotografia, ma sono fedeli. Il più delle volte sono mosse, sfocate, sgranate e riprendono dettagli insignificanti, particolari inquadrati di traverso, quasi per caso. Molto “beat” per dirlo in termini semplici e chiari: sono carte da decifrare perché il suo è uno slang fotografico che gioca tantissimo sulle impressioni e il bianco e nero è funzionale proprio a ritagliarne i contorni: le sue cartoline, il suo diario di viaggio è assemblato con una serie di scatti scomposti che però rendono molto bene, accostati nella lunga sequenza di Two Times Intro, il quadro generale del PSG in quel particolare frangente dove prese forma una specie di famiglia allargata attorno a Patti Smith, un po’ scombinata, un po’ allegra, molto premurosa, ed è proprio la percezione giusta. La sorpresa, nelle spesse cornici nere, è Patti Smith più sorridente che mai perché lei stessa confessa che è in quell’estate che “per la seconda volta la ragazza trovò la sua voce”.
    Il viaggio comincia sul sedile posteriore di un’automobile, come se fosse Another Side Of Bob Dylan la finestra grafica in cui tuffarsi (anche se il dominante è il nero) e l’omaggio è tanto palese quanto doveroso visto che il tour era cominciato proprio su invito di Bob Dylan. Lui rimane invisibile perché non rientra negli obiettivi di Michael Stipe, un po’ per discrezione, un po’ per soggezione e molto di più perché il senso dylaniano (è da lì che si comincia e si ritorna, in ogni caso) di quella spedizione, rimanda all’epopea di quella Rolling Thunder Revue in cui, oltre a Dylan, almeno un paio di invitati (Sam Shepard e Allen Ginsberg, qui presente ancora all’appello) hanno avuto un ruolo non indifferente nella sua immaginazione di artista che, a livello ideale, restava come la celebra Michael Stipe: “Patti (Smith) mostra attraverso il suo lavoro e la sua musica un’intelligenza rara e un profondo amore per la vita, il tutto pervaso di leggerezza, umiltà, caos e un ordine impeccabile”.
    I concerti del PSG, pur restando una grande rock’n’roll band, erano strani momenti in cui capitava di vedere il figlio Jackson suonare la chitarra in Smoke On The Water o lo stesso Michael Stipe il basso, mentre un lunatico Tom Verlaine, una vaga presenza, restava in un angolo, seduto sull’amplificatore, a suonare la chitarra, il più delle volte con uno slide. Le potenzialità c’erano tutte, come poi sarà evidente negli anni successivi, perché Jay Dee Daugherty (grande batterista), Lenny Kaye, Tony Shananah sono musicisti superlativi e appassionati ma in quel preciso istante assecondavano l’ammirazione per Patti Smith più che le incombenze dei concerti e della musica. Lo stesso Lenny Kaye lo ammette tra le didascalie di Two Times Intro: “A volte i brani volano via, altre volte ci vuole una vita per passare in rassegna ogni pezzo della scaletta. Va bene così. A ogni concerto impariamo qualcosa, otteniamo un controllo più saldo sulle nostre dinamiche interiori, e poi, all’improvviso, se abbiamo un pizzico di fortuna, la musica ha la meglio e ci fa letteralmente sballare”. È un momento di transizione, fondamentale come sono tutti i passaggi verso un cambiamento perché mostrava, come scrive Kim Gordon dei Sonic Youth con più lucidità di tutti, “un’energia che mi ha fatto pensare che tu fossi, qualche modo, andata oltre il tuo modello, per ritrovarti sola”. È la definizione più pertinente a cui va aggiunta la postilla di Lisa Robinson, che la vedeva lì “di nuovo, come una ragazzina innamorata” e Michael Stipe è riuscito a cogliere l’attimo frugale e scomposto di questa barcollante compagnia, la sua variopinta natura, le sculture di Brancusi, le famiglie, un certo grado di vulnerabilità e di intimità, nascoste e insieme svelate nello stesso tempo.

  9. Gianni Sibilla

    Michael Stipe, “Two Times Intro – In viaggio con Patti Smith”
    di Gianni Sibilla, Rockol, 23 settembre 2014

    “Cosa hai fatto negli ultimi anni?”
    “Molte lavatrici”

    Scene da una conferenza stampa di Patti Smith, poco dopo il suo ritorno. Ora la vediamo tutti gli anni, sembra impossibile pensare che fosse sparita per quasi due decenni, tra la fine degli anni ’70 e gli anni ’90 – fatto salvo un album, “Dream of life”, nell’88. Rimase a casa, a fare la mamma.
    Nel 1996 il suo ritorno con “Gone again” fu una notizia grossa. Disco, un tour – che passò anche dall’Italia – mi ricordo il concerto a Villa Arconati di quel luglio come uno dei più belli che ho visto.
    Di fianco a lei c’era Michael Stipe, che la venerava come una dea, e le faceva da spalla: si erano conosciuti l’anno prima, e lui aveva sfruttato l’anno di pausa dei R.E.M. per accompagnarla in tour, come supporto morale più che come supporter musicale. A Villa Arconati salì sul palco nei bis, solo a fare casino, con un basso che neanche sapeva suonare. Da quel tour, l’anno dopo, venne tratto questo libro: aneddoti ma soprattutto fotografie in bianco e nero, con quel taglio minimale e artistico, poco didascalico, che è tipico di Stipe quando lavora in questo campo.
    Ristampato nel 2011, trova la sua prima pubblicazione italiana grazie a Quarup – e se vi piacciono gli artisti coinvolti, è da avere: un piccolo grande documento di un piccolo grande pezzo di storia del rock.

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  10. Francesco Santoro

    Two Times Intro, le poetiche immagini in viaggio con Patti Smith
    di Francesco Santoro, LSD Magazine, 13 ottobre 2014

    Tutti hanno, o hanno avuto, un idolo. Qualcuno capace di aspergere luce come un faro nell’oscurità, abile nello smuovere una coscienza sonnacchiosa o, anche solo, di invitare a guardare con occhi nuovi la realtà pur senza ripudiare i sogni. Il cantante Michael Stipe non fa eccezione, anche se lui ha avuto modo di conoscere Patti Smith, la sua dea, e di diventarci amico.
    La prova tangibile di questo feeling è rintracciabile in Two Times Intro, poetica per immagini celata sotto la falsa apparenza del reportage fotografico. Il libro edito da Quarup racchiude istantanee esclusive, naïf, intense. Catturate per rimanere private, le immagini realizzate da Stipe – non proprio un fotografo professionista – esaltano un fascinoso bianco e nero testimone del secondo debutto, dopo sedici lunghi anni di assenza, di Patti Smith sulle scene. È Bob Dylan il fautore di un ritorno necessario a ricucire una serie di strappi con la vita: da ultimo, il funesto lutto che ha sottratto alla cantautrice il marito Fred “Sonic” Smith.
    Bastano una manciata di tappe tra il settembre e il dicembre del ’95 sulla East Coast a riaccendere il mito della “poetessa rock”. Stipe si aggrega senza un ruolo ben preciso (“sul pullman, preparava quesadillas riscaldate al microonde”) alla comitiva che riunisce, anzi amplia, i reduci del Patti Smith Group. Una “vera accozzaglia” che apre i concerti per Dylan in un’atmosfera che trascende il mero spettacolo musicale. Le esibizioni, ma soprattutto le tensioni del “prima” e le vibrazioni del “dopo” show, ispirano Stipe a rubare scatti che eternano quei momenti. Una chance piovuta addosso al leader dei REM che può così scontare un vecchio debito di riconoscenza attraverso la sublimazione di semplici ma significativi attimi di un periodo che la stessa Smith ritiene “innocente e dolceamaro”.

    Per Stipe, e per molti altri della sua generazione, è la pubblicazione di Horses a decretare l’inizio di una venerazione che risulterà incessante. Il full-length di debutto erompe sul finire del ‘75 col suo carico di sediziose poesie punk.“Non detti tregua al negozio di dischi finché non trovai il suo primo album, che comprai il giorno stesso in cui uscì”, scrive Stipe nell’introduzione del libro, “da andare fuori di testa – emozionale e imperfetto, vertiginoso […] qui c’era qualcosa che mi parlava”.
    Con uno stile narrativo singolare – complici gli interventi stralunati, appassionati e poetici di Oliver Ray (autore anche di alcune polaroid), Tom Verlaine, Thurston Moore, William S. Burroughs – e un impatto visivo immediato, il lavoro realizzato da Stipe trascura l’uso formale dell’elemento figurativo per assecondare quello istintivo. In centoventotto pagine, insomma, c’è molto più cuore che fredda tecnica.
    Two Times Intro combina il punto di vista privilegiato del fan che vede rinascere il proprio mito di gioventù, con lo sguardo dell’artista ad un altro artista. Two Times Intro è il diario che rivela il dietro le quinte di un evento. È un documento da avere.

  11. Angela Monte

    In viaggio con Patti. Tra poesia e musica
    di Angela Monte, La Repubblica XL

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