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Una idea di letteratura
La droga fa bene

di Luciano Luciani, Libere Recensioni, 21 dicembre 2013

Lisa Crystal Carver, leader e fondatrice dei ‘Suckdog’, band protagonista della scena post-punk statunitense, li ha vissuti di corsa questi quaranta anni che ci dividono dal 1968, anno di nascita suo e di molti dei fermenti di rinnovamento e ribellione che all’ anno formidabile sono legati per sempre.
In La droga fa bene (Drugs Are Nice), autobiografia che porta lo stesso titolo del disco di esordio dei ‘Suckdog’, vero e proprio cult e manifesto della rivoluzione punk, tutto è rievocato, senza enfasi e con lo sguardo consapevole di più di vent’anni dopo: la nascita per caso dei ‘Suckdog’, durante una serata con l’amica del cuore Rachel, all’ultimo anno del liceo, in un’esplosiva performance destinata a scuotere per sempre la sonnacchiosa Dover; la scoperta che urlare canzoni in compagnia di un’amica è, all’improvviso, “la cosa più bella del mondo”; il successo fulmineo. Con la band, Lisa girerà gli Stati Uniti e l’Europa e, in un tempo ancora una volta brevissimo, si troverà a Parigi fondatrice di un’aggressiva fanzine rockettara, “Rollerderby”. Poi, diventerà la moglie diciottenne del musicista attore e performer Jean–Louis Costes; subito dopo, insofferente al matrimonio, sarà prima prostituta e, infine, compagna dell’eccentrico impresario musicale Boyd Rice. La scoperta della malattia del figlio e la rivelazione del carattere violento di Boyd costringeranno Lisa, che ha sempre aggredito la vita, a fermarsi per la prima volta e a riflettere su di essa. Per scoprire di averne passate, in vent’anni, “più di quante se ne vive in una vita intera”, e comprendere che il successo esagerato le era passato addosso senza lasciarle il tempo di rendersene conto. Di lei e del suo gruppo hanno detto: “Lisa è l’allegria, la scorreggia, il sesso, la bellezza, la vita. È una manifestazione di Dio”. (Thurston Moore, “Sonic Youth”); “Lisa Carver è la versione sfolgorante come in un incubo del Sogno Americano”. (“Screw”); “Leggere Lisa Carver è come spararsi dell’acido insieme a una compagna di classe ninfomane che ti costringe ad ascoltare dei dischi graffiati del Kiss, mentre ti racconta le sue fantasie contorte” (“The Village Voice”); “i ‘Suckdog’, la più interessante rock band del mondo” (“Melody Maker”); “Lisa Carver, una dei cento visionari che ti cambieranno la vita” (“The Utne Readers”). Insomma. Lisa Carver ha rivoluzionato il costume rivoluzionando per prima la sua esistenza. E adesso con La droga fa bene, ce lo racconta. Perché i cattivi ragazzi non invecchiano, sembra dire Lisa: acquistano solo, col tempo, la coscienza delle buone ragioni che li avevano resi tali. Una consapevolezza che l’Autrice sbatte sotto gli occhi del Lettore, ora sorpreso, ora scandalizzato, ora divertito: lo fa, però, con una durezza sin troppo compiaciuta e un programmatico ‘maledettismo’ che appesantiscono una storia già estrema e tagliente di suo.

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