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Una idea di letteratura
Per tutte le altre destinazioni

di Studio 83



L’esordio di Fabrizia Pinna, sotto l’egida di Quarup, consiste in due racconti: “Blonditudo”, il principale, e il più breve “Réclame d’Afrique”.

“Blonditudo” racconta la vicenda di una giovane che affronta situazioni difficili (non voglio rivelare nulla, l’indiscrezione leverebbe incanto al racconto), ma continua ad andare avanti e cerca la felicità grazie alla propria determinazione e dolcezza.
Con uno stile particolare, basato sulla rarefazione, più che sulla spiegazione, la Pinna affronta il significato del sogno in vite rese accidentate dai colpi imprevisti dell’esistenza, ma che proprio in virtù dei colpi ricevuti trovano la motivazione e il coraggio di persistere in quei sogni: e ricevono in cambio una profondità che si sente, proprio perché l’autrice è attenta a nascondercela.

Il secondo racconto, “Réclame d’Afrique”, prosegue su questa strada: anche se è un’istantanea di poche pagine, più che un racconto, riesce a non sembrare artificiale (manitiene però un buon livello tecnico) e si dimostra toccante e coinvolgente.

“Per tutte le altre destinazioni” è un’opera interessante, e il fatto che sia un esordio le conferisce valore aggiunto. Si legge con piacere, e appassiona nella misura in cui, con una gestione accorta dell’effetto di straniamento, finge di mantenersi distaccata.
È in questa ineffabilità, nel risparmio di parole che lo stile della Pinna ha la sua cifra significativa. Così condotto il racconto intriga all’istante chi legge, e spinge a cercare tra le righe quello che spesso manca in altre opere contemporanee (specialmente di autori giovani): il non detto, appunto, l’astensione che chiama il lettore a collaborare e colmare le lacune volontarie dell’autore con il proprio vissuto.
Nota di merito anche a Quarup: oltre che per la gradevole veste grafica del libretto, per aver dato spazio a una voce che promette bene dal punto di vista strettamente letterario e delle opere future – che speriamo meno brevi, per poterne godere di più. In ogni caso, quella dei racconti è una scelta intelligente da parte di un giovane autore: non è facile scriverne di buoni, più difficile lo è gestire la complessità di un romanzo senza un po’ di esperienza (anche editoriale) alle spalle.

Ecco, forse l’unica pecca di “Per tutte le altre destinazioni” consiste in un editing accorto ma alle volte poco trasparente, che per marcare lo stile basato sul riserbo, alle volte tira un po’ troppo la corda. È per un buon fine, d’accordo: vuole spingere, portare alla luce il tono “carveriano” di Fabrizia Pinna e le potenzialità di questa scrittrice che presto, con l’esperienza che le auguro, camminerà esclusivamente ed egregiamente sulle proprie gambe.

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